25 febbraio 2011

Nord Africa in rivolta

Il Nord Africa è sconvolto da tumulti e rivolte in nome della libertà e dei diritti umani. La popolazione è stanca di una realtà insostenibile, di corruzioni, dittatura e privazioni dei diritti più elementari che le spetterebbero. Il successo dei manifestanti in Egitto e Tunisia ha aperto la porta alla speranza per molti altri paesi dal Nord-Africa al Medio Oriente, nei quali ora i cittadini sono per le strade e nelle piazze a cercare di far sentire la propria voce, una voce disperata, che a stento riesce a farsi udire sotto le repressioni violente di polizia e milizie. Un caso che mi è parso spaventoso è quello della Libia. Era ben noto che Gheddafi fosse un dittatore spietato, che già in passato avessa dato segnali chiari verso questa tendenza repressiva e spietata ma devo ammettere di essere rimasto senza parole mentre leggevo e ascoltavo le terribili notizie sugli scontri in Libia. Gheddafi, abbandonato dall’esercito schieratosi con i manifestanti, si serve di milizie mercenarie contro i cittadini in protesta, il tutto senza scrupoli. I soldati e i poliziotti che si rifiutano di usare la forza contro la folla vengono uccisi, i manifestanti vengono bombardati tramite raid aerei, una vera e propria guerra. Le vittime sono a migliaia e probabilmente aumenteranno, sembra quasi che il piano sia annientare tutti i cittadini che osano opporsi al regime, cittadini che osano alzare la testa, in modo da scoraggiare i pochi che rimarranno in seguito a questo massacro inconcepibile, un massacro che non fa distinzioni tra uomini donne e bambini. Alcuni piloti rifiutatisi di bombardare i cittadini in rivolta a Tripoli e nelle zone circostanti, sono atterrati a Malta chiedendo asilo politico.


"Fino ad ora non abbiamo usato la forza ... chiunque rivolgerà le armi contro lo Stato dovrà essere ucciso"


"Andate a sterminare quei ratti"


Sono queste alcune delle frasi proferite dal dittatore mentre ordinava la decimazione a cuor leggero del suo stesso popolo. Di questo passo mi sono chiesto quanto tempo debba passare prima che tutti i manifestanti siano uccisi o siano scoraggiati dalla morte insensata delle proprie famiglie e dei propri compagni in rivolta. Mi è venuto in mente il termine “genocidio”... in fondo non è del tutto fuori luogo, si tratta di un tentativo di genocidio nei confronti degli stessi cittadini libici, i quali hanno deciso che è giunto il momento del cambiamento anche per loro e resistono con accanimento.


In tutto questo il nostro premier Silvio Berlusconi invece di prendere una posizione si limita a dire che la situazione è ancora in evoluzione e che non si permette di disturbare nessuno.



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