4 gennaio 2011

Benvenuti in Happy Free Elk

Il nostro “Happy Free Elk” nasce in una birreria di Portland (OR) ed è figlio di chiacchiere tra amici che faticano a comunicare tra loro, ma non per questo vi rinunciano.
Il sole è già basso sull’orizzonte e l’atmosfera calda del locale, la stanchezza e il sottofondo di chiacchiere, stoviglie che cozzano sui piatti e mandibole che lavorano, mette addosso un’allegria contagiosa. I tre amici sono seduti ad un tavolo d’angolo e si preparano a metter qualcosa sotto i denti dopo un viaggio durato ore. I tre si conoscono da appena poche ore ma si trovano a loro perfetto agio insieme. Due sono italiani e non parlano molto bene inglese, mentre la terza è californiana e non parla nemmeno una parola di italiano.
Ciononostante vogliono parlare. E qualsiasi stupidaggine è buona per mettere su un discorso. Si parte dalla salsa piccante che svetta nella sua bottiglietta di vetro in mezzo al tavolo e giù, un discorsone quasi comico sul grado di “hotness” della crema rossa, pronunciato in un inglese risicato e maccheronico ma abbastanza comprensibile da permettere a tutti e tre di seguire. Poi il cameriere arriva e fa un sorrisone a 32 denti chiedendo la birra che preferiscono, ignorando che i tre sono in realtà minorenni per la legge statunitense. Loro lo sanno... ma che costa provare? Scelgono la birra che vogliono assaggiare ma il cameriere chiede alla fine un documento e, con una risata, ordinano tre “root beer”. Nasce un lungo dibattito sulla stranezza di una legge che impedisce ai minori di 21 anni di bere alcolici in locali pubblici, quando invece è permesso consumarli nella propria abitazione. Di lì si passa all’altrettanto strana (almeno per i due italiani) legge che permette ai ragazzi di 16 anni di guidare un automobile, ma che vieta di portare qualcuno a bordo per un determinato periodo di tempo. Altra risata, interrotta dall’arrivo del cameriere che deve prendere l’ordinazione per le pietanze.
Uno dei tre amici è vegetariano. Non lo è da molto, ma ci tiene a seguire la scelta che ha fatto ed è orgoglioso del suo nuovo stile di vita. Le sue motivazione sono etiche.
L’uomo -sostiene lui- è un animale ed è giusto che mangi altri animali. Ma c’è modo e modo di mangiare. Il ragazzo è contrario all’allevamento degli animali. Dice: se un animale ha avuto la possibilità, come ce l’ha l’essere umano nella maggior parte dei casi, di fare le proprie scelte, di vivere libero e felice fino a che, per necessità, un uomo lo uccide per potersi nutrire e quindi sopravvivere, allora è giustissimo mangiarlo. Ma allevare un animale fin dalla nascita solo in vista di una futura macellazione (e quindi selezionarlo geneticamente per favorire alcuni caratteri più che altri, nutrirlo in modo da farlo ingrassare in fretta, tenerlo in spazi ristretti e chiusi a vita e usare tutta una serie di tecniche per massimizzare i profitti abbattendo i costi a discapito della salute dell’animale) trova che sia una terribile ingiustizia e ha deciso di non rendersene responsabile.
Quindi ordina un “veggie burger”, rispondendo con un sorriso all’occhiata scettica del cameriere. Come sempre quando ordina qualcosa di “vegetariano”, ecco saltare fuori il discorso “vegetarianismo”. 
Ma quindi tu non mangerai mai più carne?” chiede la ragazza.
“Io non ho proprio niente contro la carne! E’ giusto mangiare carne, ma dipende da come questa sia stata ricavata. Ad esempio - gettando uno sguardo al menù appoggiato al tavolo di legno- se questo Elk dal quale hanno ricavato l’hamburger descritto nel menù, prima di diventare hamburger fosse stato un “Happy Free Elk”, lo mangerei senza nessun problema! Mangerei anche un hamburger di cane, di elefante, anche uno di uomo se questo avesse avuto la possibilità di vivere felice e spensierato prima di farmi da nutrimento! D’altronde, siamo tutti animali no? Abbiamo tutti gli stessi diritti.
Ma gli uomini hanno sempre la possibilità di vivere “happy and free” la loro vita?
Ecco il nostro punto di partenza. Questo Blog nasce con la speranza di poter rendere i suoi lettori leggermente più “liberi” e “felici”. 
L’idea ci è stata data da un amico la cui libertà in questo momento è stata molto ridotta. Speriamo, con questo nostro piccolo contributo, di riuscire a dargli una voce fuori dal coro.
Speriamo inoltre, con i nostri articoli, di riuscire ad allietare tutti coloro che decideranno di seguirci, perché la felicità sta anche in questo: fare qualcosa che dia piacere.
E leggere qualcosa di “piacevole” (lo dice anche il termine) dà piacere.

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